Alatri Puns

Angela, 11, lives in Secondigliano and has a dream: to become a classical dancer. Daughter of a camorrista (Marco palvetti), the girl is forced to live in hiding and can no longer attend dance school. But Angela and her mother Nunzia (a Christian from Anna) do not give up

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The Alatri are made from the fiery fragments of their fallen god, the Ascendant. Their undying lord Akhaon (Akhari Saoqyne’s) is the greatest shard of the Ascendants' form and spirit.

It is foretold, in the end times the Alatri are destined to perform a mass sacrifice. So that in their soul immolation, Akhaon will be empowered as their souls reunite and they become the Ascendant.

The goal of this, is that their ark god will fell the devourer of worlds and endure the death throes of the mundus. So their race can return to the world when it reforms from the primordial void (interstice).

This is foretold as the eternal cycle and is why the Alatri are always present in each reincarnation of the mundus.

E insomma, alla fine pare che il "branco di albanesi" che ha ucciso Emanuele fosse in realtà costituito da due amici (che si definivano "fratellastri") italianissimi, conosciuti da tutti nell'ambiente, con storia di criminalità, spaccio e carcere alle spalle.

Qui un punto della situazione abbastanza preciso

Giorni di titoli deliranti sui giornali (Libero titolava "Difende la ragazza, massacrato dal branco di Albanesi", ma pressoché tutte le maggiori testate di destra sono state per due giorni sulla stessa linea d'onda), soliti strumentali attestati di solidarietà da parte della Meloni e di Salvini, qualche giornale che ancora tenta di buttare in mezzo gli albanesi (fantastico il "patto" inventato da La Stampa).

A portare un po' di buon senso deve essere un sindacalista della polizia, di cui riporto la dichiarazione:

> “La terribile vicenda di Alatri, che ha determinato la tragica morte del ventenne Emanuele da parte di un branco, sta facendo emergere le responsabilità di due fratelli italiani, presumibilmente già noti negli ambienti criminali locali, con profili Facebook che inneggerebbero, addirittura, alla criminalità organizzata. Ancora una volta i razzisti, i populisti di professione, taluni organi di informazione e qualche sito, che subito se l’erano presa con gli albanesi, sono stati smentiti dai fatti. Ma le parole in libertà che circolano ancora sul web e che nessuno può fermare rimangono una mina vagante e rischiano di innescare nuove tensioni sociali”.

>Lo afferma Daniele Tissone, segretario generale del sindacato di polizia Silp Cgil.

>“Esprimiamo la nostra vicinanza alla famiglia del ragazzo barbaramente ucciso – dice Tissone – e come poliziotti ci auguriamo che le indagini possano presto acclarare la reale dinamica dei fatti e soprattutto i colpevoli di un gesto di violenza inaudito. Questo caso, come altri, pone però con forza la necessità di una riflessione sul nostro sistema mediatico, a partire dai social dove la velocità delle notizie spesso la fa da padrona a discapito della veridicità delle informazioni. Tutto questo a fronte di un elevato tasso di analfabetismo funzionale e di una pericolosa tendenza gentista che car